Sul filo della memoria
Articolo pubblicato su "Torino sette" (8 novembre 1996)
Il circarama, la monorotaia e perfino la regina Elisabetta (a cura di Renato Scagliola)
Un ricordo delle celebrazioni di Italia '61, a firma di Angela Lanzilao, una gentile signora che oggi ha una piccola fabbrica di canditi a Volpiano, e che allora lavoro' come impiegata nella complessa organizzazione dei festeggiamenti.
"Sembravamo usciti da una pagina di "Oggi"... prendevano corpo e vita dapprima al rallentatore e poi via via in modo piu' deciso, formando quel piccolo importante corteo di massime Autorità' dello Stato e del Comune che andava a vivere l'attimo più' atteso di tutta la giornata inaugurale di Italia '61. Il maestoso Palazzo Nervi, splendido e sempre architettonicamente ammirato, scatola di cristallo con ben visibili le colonne a raggiera si stagliava tra il Po e la verde collina al termine del comprensorio verso Moncalieri".
"Alti e snelli svettavano davanti all'ingresso, pronti a ricevere cotanta Autorità', loro, i grandi dell'industria torinese, l'Avvocato e Donna Marella, lui in doppio petto scuro, non ancora avvolto dall'alone di fascino che doveva poi celebrarlo nel mondo, e lei in beige e rosa, raffinatissima, altera. La televisione non ne aveva ancora svalutato le immagini ed il pubblico presente di collaboratori, spettatori e inviati era più' ansioso di vedere da vicino quei "miti" che le opere celebrative".
"Mi soffermo nel ricordo di un caldo e assolato pomeriggio di maggio e rivedo in un replay un po' nostalgico un nugolo di auto blu con ampia scorta di motociclisti proveniente da corso Massimo D'Azeglio sostare ai piedi della scaletta della monorotaia; con un tempismo che non avevo mai auto modo di notare prima scendono gli autisti, perfetti, berretto in mano e all'unisono si aprono le portiere. Forse la distanza o forse l'emozione... tutti quei personaggi politici rappresentativi della Nazione mi appaiono piccoli di statura... forse il contrasto con i visibilissimi "padroni di casa"! La vettura sulla monorotaia si muove percorrendo lentamente il comprensorio per far ammirare sia un angolo suggestivo che la natura ha posto in una città' cosi' turisticamente bistrattata, sia per far apprezzare quanto si e' realizzato nell'ambito delle celebrazioni: il Circarama, il Palazzo a Vela, i Padiglioni Regionali e quello Unitario e l'ovocabina al Monte dei Cappuccini... che i vecchi torinesi ricordavano tanto attesa da quei Monssu' Muss e Madama Gerbin del Gazzettino Torinese."
"La vettura giunge davanti a Palazzo Nervi... si ferma... si affacciamo le Autorità'... inno nazionale... Mai più' le note di Mameli mi faranno accapponare la pelle come in quell'attimo: il luogo, la suggestione, le bandiere, l'Unita' d'Italia, la gioventù' e anche l'idea subdola che nel mio primo impiego avevo collaborato in minima parte a qualche cosa di visibile". "Mai tanti protagonisti tutti insieme... Gronchi e Signora, Fanfani e Signora (la prima), Merzagora e Signora, Pella e Signora, Colombo, l'Ambasciatore Arpesani e l'Ambasciatrice, forse Andreotti (qui la memoria mi tradisce) tutti in scuro e le Signore con cappellini stile Regina Elisabetta, scesa anche lei alcuni giorni dopo a Italia '61 in giallo smagliante".
"Il gruppo di avvicina all'ingresso del Palazzo del Lavoro... Mi viene un sussulto... non li vedevo cosi' piccoli prima, sono veramente piccoli di statura, tutti... malgrado il portamento solenne del momento. Restano irrimediabilmente, in centimetri, molto al di sotto dei Padroni di Casa, sempre più' giganti nonostante un accenno di inchino alla Nazione!".
"Decisamente la classe politica italiana, neppure trentacinque anni fa, "ascendeva" al paradiso... quella industriale cominciava a provarci!"
"Capitata per caso nell'ottobre 1960 in un palazzotto di Piazza Solferino, sede del Comitato Organizzatore delle Celebrazioni dell'Unita' d'Italia, con una amica per fare domanda per hostess, rimediammo su due piedi un posto all'Amministrazione io, ed uno al Cerimoniale, lei. Abbagliata dai grandi saloni riservati alla rappresentanza non sapevo di finire, quale servizio amministrativo. agli ammezzati del pavimento in legno sconnesso e le scale a chiocciolaun po' buie, dove pero' gravitava tutta la folla di ideatori, tecnici, imprenditori e fauna varia infiltrata per la realizzazione delle mostre e degli edifici nell'area ex-bidonville".
"Questi edifici avrebbero dovuto essere il vanto della Regal Torino, culla del Risorgimento italiano e che in vero, in quel presente, stava vivendo tutti i contrasti dovuti a quella fratellanza tra Nord e Sud che non solo non esisteva ma assumeva toni da discriminazione razziale per la forte immigrazione disordinata pronta al richiamo del lavoro nella grande industria". "Non saprei dire, ora come allora, se Torino avesse necessita' di distrazione nel pieno dello sforzo di una crescita industriale e di un boom economico sfociato nel consumismo".
"Mentre i "torinesi" erano gia' protesi alla conquista della prima automobile, dopo aver avuto accesso a tanti elettrodomestici, i fratelli di quell'Italia di cui si celebrava il Centenario dell'Unita' annaspavano sulle orme già' tracciate dai primi, contrapponendo ad un lavoro sicuro ed invitante anche per quelli rimasti al Sud la mancanza di case, infrastrutture e ostilità' ambientale. Se e' bene ora bandire il facile moralismo che ha già' imbrattato pagine di analisi sociologiche di esperti del trentennio, e' altrettanto utile, a pochi anni dai Mondiali (vedi Stadio delle Alpi) ed a un passo dal Giubileo, chiedersi la perversa ragione che porta non tanto le manifestazioni celebrative, ma quel corollario di opere edili faraoniche, tirate su in tanta fretta con traballanti programmazioni di utilizzo del tempo, tante fatalmente destinate al degrado! Alle manifestazioni di Italia 61 non contribui' solo denaro pubblico; enti di credito e grosse industrie vollero scrivere il loro nome sul libro della Storia con grandiosi contributi. Qualcosa si e' valorizzato, vedi il Bit. Molto e' andato irrimediabilmente perso."